venerdì 20 maggio 2022

"Ditemi, vi prego, come è possibile ricevere la Comunione senza morire d’amore?" (1)

Cari figli, quando sulla terra viene a mancare l’amore, quando non si trova la via della salvezza, io, la Madre, vengo ad aiutarvi a conoscere la vera fede, viva e profonda; ad aiutarvi ad amare davvero. Come Madre, anelo al vostro amore reciproco, alla bontà e alla purezza. È mio desiderio che siate giusti e che vi amiate. Figli miei, siate gioiosi nell’animo, siate puri, siate bambini! Mio Figlio ha detto che ama stare tra i cuori puri, perché i cuori puri sono sempre giovani e lieti. Mio Figlio vi ha detto di perdonare e di amarvi. So che non è sempre facile: la sofferenza fa sì che cresciate nello spirito. Per crescere il più possibile spiritualmente, dovete perdonare ed amare sinceramente e veramente. Molti miei figli sulla terra non conoscono mio Figlio, non lo amano. Ma voi, che amate mio Figlio e lo portate in cuore, pregate, pregate e, pregando, percepite mio Figlio accanto a voi: la vostra anima respiri il suo Spirito! Io sono in mezzo a voi e parlo di piccole e grandi cose. Non mi stancherò di parlarvi di mio Figlio, amore vero. Perciò, figli miei, apritemi i vostri cuori, permettetemi di guidarvi maternamente. Siate apostoli dell’amore di mio Figlio e del mio. Come Madre vi prego: non dimenticate coloro che mio Figlio ha chiamato a guidarvi. Portateli nel cuore e pregate per loro. Vi ringrazio! (Messaggio del 2 Gennaio 2018 a Mirjana).

“Ditemi, vi prego, come è possibile ricevere la Comunione senza morire d’amore?”. Questa domanda, che fioriva sulla bocca della piccola Imelda, tradiva tutto l’ardore con cui la suora bambina desiderava unirsi a Gesù Eucaristia. E non potendo ricevere l’Ostia Santa perché ancora troppo giovane, la dolce beata si struggeva tra le lacrime ad ogni rifiuto, poiché credeva con tutte le forze che quel pezzo di Pane fosse il suo Gesù vivo e vero. Ebbene, questo candido fiore piacque così tanto a Dio che non solo volle comunicarsi a lei miracolosamente, ma tutta la rapì in un’estasi d’Amore per portarsela subito in Paradiso. In virtù di questi specialissimi doni Imelda Lambertini, già proclamata beata da Leone XII nel 1826, venne scelta da papa Pio X come patrona dei fanciulli che ricevono la Prima Comunione. È a loro, dunque, che oggi dedichiamo la sua storia.

Nata in una nobile famiglia di Bologna, Imelda viene accolta come una benedizione dal Cielo e amata come la figlia prediletta. Del resto, il suo arrivo fu davvero un prodigio: notte e giorno la devota contessa Castora Galluzzi pregava il Santo Rosario, sicura che, nonostante le dure prove cui era sottoposta, il Signore le avrebbe accordato la grazia di un figlio. E così accadde: come una rosa sbocciata tra le mani della Vergine Maria, nel 1322 la piccola Imelda, al secolo Maria Maddalena, vide la luce.

La nuova creatura crebbe in un ambiente sano e sereno. L’amato padre Egàno Lambertini, nobile cavaliere bolognese, si distingueva come uomo di grande fiducia e profonda umanità: per questo veniva onorato con alti uffici di governo che spesso lo tenevano impegnato lontano dalla città. La mamma Castora, invece, donna di fede fervente, si premurò da subito di insegnare alla figlia i doveri fondamentali della vita cristiana. Con lei, Imelda, partecipava alla Santa Messa domenicale, ascoltava attenta le spiegazioni sul Vangelo e amava rimanere a lungo sulle ginocchia materne per recitare le preghiere.

Ben presto e spontaneamente, crebbe in lei un forte desiderio di Gesù Eucaristia. Tanto che la piccola veniva ritrovata, dopo diverse ore, in adorazione davanti al Tabernacolo, mentre spesso si allontanava dalle feste di famiglia o dai momenti di svago per correre alla Cappella del palazzo: il fascino di quel piccolo altare, che lei stessa amava curare e adornare con mazzi di fiori, era così forte da toglierle ogni attrazione per le “cose del mondo”. 

Seppure cresciuta ed educata nella fede, in lei c’era qualcosa di più, c'era come una forza divina che cresceva senza sosta e la spingeva verso Gesù. Fu così che all’età di circa otto anni, Imelda esprime il desiderio di entrare in monastero: solo così avrebbe potuto dedicarsi tutta al suo Amato che, specialmente, voleva adorare, amare ed onorare nella Santa Eucaristia.

A quel tempo, per altro, non era affatto raro che le giovani fanciulle facessero il loro ingresso presso conventi o istituti religiosi, sicché, seppur con una certa malinconia, gli amati genitori la accompagnarono fino alle soglie del Monastero delle Suore Domenicane di Val di Pietra, sulle colline nei pressi di Bologna. Ebbene, non si può dire quanto l’anima di Imelda fosse in festa e con quanta emozione ella indossò l'abito di lana bianca, simbolo di appartenenza a Dio e di offerta verginale. Ditemi, vi prego, come è possibile ricevere la Comunione senza morire d’amore?" (2).



La Comunione va ricevuta solo sulla lingua e in ginocchio!


Molti miei figli sulla terra non conoscono mio Figlio, non lo amano. Ma voi, che amate mio Figlio e lo portate in cuore, pregate, pregate e, pregando, percepite mio Figlio accanto a voi: la vostra anima respiri il suo Spirito! Io sono in mezzo a voi e parlo di piccole e grandi cose. Non mi stancherò di parlarvi di mio Figlio, amore vero. Perciò, figli miei, apritemi i vostri cuori, permettetemi di guidarvi maternamente. (Tratto dal messaggio del 2 Gennaio 2018 a Mirjana).

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