sabato 9 marzo 2024

"In Purgatorio ci sono tante anime e tra queste anche persone consacrate a Dio!"

Cari figli, mio Figlio, che è luce d’amore, tutto ciò che ha fatto e fa, l’ha fatto e lo fa per amore. Così anche voi, figli miei, quando vivete nell’amore, amate il vostro prossimo e fate la volontà di mio Figlio. Apostoli del mio amore, fatevi piccoli! Aprite i vostri cuori puri a mio Figlio, affinché egli possa operare attraverso di voi. Con l’aiuto della fede, riempitevi d’amore. Però, figli miei, non dimenticate che è l’Eucaristia il cuore della fede: essa è mio Figlio che vi nutre col suo Corpo e vi fortifica col suo Sangue. Essa è il prodigio dell’amore: mio Figlio che viene sempre di nuovo vivente per vivificare le anime. Figli miei, vivendo nell’amore, voi fate la volontà di mio Figlio ed egli vive in voi. Figli miei, il mio desiderio materno è che lo amiate sempre più, poiché egli vi chiama col suo amore. Vi dona l’amore, in modo che voi lo diffondiate a tutti attorno a voi. Per mezzo del suo amore, come Madre sono con voi per dirvi parole d’amore e di speranza, per dirvi parole eterne e vittoriose sul tempo e sulla morte, per invitarvi ad essere miei apostoli d’amore. Vi ringrazio! (Messaggio del 2 maggio 2018 a Mirjana).

Cari figli, Oggi desidero invitarvi a pregare ogni giorno per le anime del Purgatorio. Ad ogni anima è necessaria la preghiera e la grazia per giungere a Dio e all'amore di Dio. Con questo anche voi, cari figli, ricevete nuovi intercessori, che vi aiuteranno nella vita a capire che le cose della terra non sono importanti per voi; che solo il cielo è la meta a cui dovete tendere. Perciò, cari figli, pregate senza sosta affinché possiate aiutare voi stessi e anche gli altri, ai quali le preghiere porteranno la gioia. Grazie per aver risposto alla mia chiamata! (Messaggio del 6 novembre 1986).

Fra’ Daniele Natale era un sacerdote cappuccino che si dedicava alla missione in terre ostili durante la II Guerra Mondiale. Soccorreva i feriti, seppelliva i morti e metteva in salvo gli oggetti liturgici. Svolgeva in questo contesto la sua missione quando nel 1952, nella clinica “Regina Elena”, gli venne diagnosticato un cancro alla milza.
Con questa triste notizia andò da padre Pio, suo amico e guida spirituale, che lo spinse a curarsi. Fra’ Daniele si recò a Roma e incontrò lo specialista che gli avevano raccomandato, il dottor Riccardo Moretti.
Il medico all’inizio non voleva operarlo, perché era sicuro che il paziente non sarebbe sopravvissuto. Alla fine, tuttavia, spinto da un impulso interiore, decise di ricoverarlo.
L’intervento si svolse la mattina dopo. Fra’ Daniele, pur essendo stato sottoposto ad anestesia, rimase cosciente. Provava un grande dolore, ma non lo manifestava. Al contrario, era contento di poter offrire la propria sofferenza a Gesù.
Allo stesso tempo, aveva l’impressione che il dolore che stava soffrendo stesse purificando sempre più la sua anima dai peccati. In un attimo sentì che si stava addormentando.
I medici, però, affermarono che dopo l’intervento il paziente era entrato in come ed era rimasto in quello stato per tre ore, dopo le quali era morto. Venne emesso il certificato medico della sua morte e i familiari accorsero per pregare per il defunto. Dopo qualche ora, tuttavia, per lo stupore di tutti coloro che si trovavano lì, tornò improvvisamente in vita.
Cosa era successo a fra’ Daniele in quel lasso di tempo? Dov’era stata la sua anima? Il religioso cappuccino avrebbe raccontato la propria esperienza del Purgatorio in un libro, del quale riportiamo alcuni passaggi:
“Mi presentai dinanzi al trono di Dio. Vedevo Dio, ma non come giudice severo, bensì come Padre affettuoso e pieno di amore. Allora capii che il Signore aveva fatto tutto per amor mio, che si era preso cura di me dal primo all’ultimo istante della mia vita, amandomi come se io fossi l’unica creatura esistente su questa terra. Mi resi anche conto però che, non solo non avevo ricambiato questo immenso amor divino, ma l’avevo del tutto trascurato.
Fui condannato a due/tre ore di purgatorio. ‘Ma come?, mi chiesi, solo due/tre ore? E poi potrò rimanere per sempre vicino a Dio eterno Amore?’. Feci un salto di gioia e mi sentii come un figlio prediletto. (…)
Erano dolori terribili che non si sapeva da dove venissero, però si provavano intensamente. I sensi che più avevano offeso Dio in questo mondo: gli occhi, la lingua… provavano maggior dolore ed era una cosa da non credere perché laggiù nel purgatorio, uno si sente come se avesse il corpo e conosce/riconosce gli altri come avviene nel mondo”.
“Intanto, non erano passati che pochi momenti di quelle pene e già mi sembrava che fosse un’eternità.
Quello che più fa soffrire nel purgatorio non è tanto il fuoco, pur tanto intenso, ma quel sentirsi lontani da Dio, e quel che più addolora è di aver avuto tutti i mezzi a disposizione per la salvezza e di non averne saputo approfittare.
Pensai allora di andare da un confratello del mio convento per chiedergli di pregare per me che ero nel purgatorio. Quel confratello rimase meravigliato perché sentiva la mia voce, ma non vedeva la mia persona, e chiese: ‘Dove sei? perché non ti vedo?’. Io insistevo e, vedendo che non avevo altro mezzo per raggiungerlo, cercai di toccarlo; ma le mie braccia si incrociavano senza toccarsi. Solo allora mi resi conto di essere senza corpo.
Mi accontentai di insistere perché pregasse molto per me e me ne andai. ‘Ma come? – dicevo a me stesso – non dovevano essere solo due/tre ore di purgatorio?… e sono trascorsi già trecento anni?’. Almeno così mi sembrava.
Ad un tratto mi apparve la Beata Vergine Maria e la scongiurai, la implorai dicendole: ‘O santissima vergine Maria, madre di Dio, ottienimi dal Signore la grazia di tornare sulla terra per vivere ed agire solo per amore di Dio!’.
Mi accorsi anche della presenza di Padre Pio e supplicai anche lui: Per i tuoi atroci dolori, per le tue benedette piaghe, Padre Pio mio, prega tu per me Iddio che mi liberi da queste fiamme e mi conceda di continuare il purgatorio sulla terra.
Poi non vidi più nulla, ma mi resi conto che il Padre parlava alla Madonna. Dopo pochi istanti mi apparve di nuovo la Beata Vergine Maria (…) Ella chinò il capo e mi sorrise.
In quel preciso momento ripresi possesso del mio corpo, aprii gli occhi e stesi le braccia. Poi, con un movimento brusco, mi liberai del lenzuolo che mi copriva. (…) Subito dopo, quelli che mi vegliavano e pregavano, spaventatissimi, si precipitarono fuori dalla sala per andare in cerca di infermieri e di dottori. In pochi minuti la clinica era in subbuglio. Credevano tutti che io fossi un fantasma”.
Al mattino seguente, fra’ Daniele si alzò da solo dal letto e si sedette in poltrona. Erano le sette. I medici passavano in genere per le visite verso le nove, ma quel giorno il dottor Moretti, lo stesso che aveva stilato il certificato di morte di fra’ Daniele, era arrivato prima in ospedale. Si mise davanti a lui e con le lacrime agli occhi gli disse: “Sì, adesso credo: credo in Dio, credo nella Chiesa, credo in Padre Pio…”.
Fra’ Daniele ha avuto l’occasione di condividere il volto di Cristo sofferente per più di quarant’anni, fino al 6 luglio 1994, quando è morto all’età di 75 anni nell’infermeria del convento dei frati cappuccini di San Giovanni Rotondo. Nel 2012 si è aperta la sua causa di beatificazione, e oggi è considerato Servo di Dio. (Tre ore di purgatorio).

In Purgatorio ci sono tante anime e tra queste anche persone consacrate a Dio. Pregate per loro almeno sette Pater Ave Gloria e il Credo. Ve lo raccomando! Molte anime sono in Purgatorio da molto tempo perché nessuno prega per loro. Nel Purgatorio ci sono diversi livelli: i più bassi sono vicini all'Inferno mentre quelli elevati si avvicinano gradualmente al Paradiso. (Messaggio del 20 luglio 1982).






La maggior parte degli uomini, quando muore, va in Purgatorio. Un numero pure molto grande va all’Inferno. Soltanto un piccolo numero di anime va direttamente in Paradiso. Vi conviene rinunciare a tutto pur di essere portati direttamente in Paradiso al momento della vostra morte. (Messaggio del 2 novembre 1983).

Nessun commento:

Posta un commento