venerdì 25 febbraio 2022

Quando sono debole, è allora che sono forte! (2)

Figli cari! Questa sera vostra madre vi invita a pregare quanto più è possibile. Questo tempo è tempo di grazia! Pregate lo Spirito Santo che vi rinnovi, che rinnovi il vostro cuore, la vostra anima e il vostro corpo. Non permettete che il vostro corpo sia debole mentre lo spirito è pronto. (Messaggio del 5 Maggio 1989).

Indugiare troppo sui propri errori è, del resto, una questione di superbia. È l’incapacità di ammettere le proprie debolezze umane. Dunque occorre lasciarsi alle spalle questa sottile e dannosa forma di orgoglio, per rivolgersi fiduciosamente a Dio: pensiamo forse di potergli nascondere le nostre miserie? Egli sa, meglio di noi, cosa si trova nel nostro cuore.
Pensiamo agli apostoli: Gesù li chiama, li istruisce, opera prodigi davanti ai loro occhi. Per tre anni essi lo vedono da vicino più di chiunque altro. Eppure erano ancora così imperfetti! Pietro rinnega Gesù per ben tre volte. Tutti loro, salvo Giovanni, fuggono impauriti quando Gesù viene catturato e non hanno coraggio per stargli vicino mentre è sulla Croce.
Nel corso dell’annunciazione del Vangelo non mancano i rimproveri di Gesù verso di loro. Il povero Pietro si sente addirittura dire “Via da me, satana!”. Eppure, nonostante questo, tutti (tranne Giuda Iscariota, il traditore) continuano a seguirlo, gli rimangono vicino, e Lui rimane vicino a loro con amore e pazienza infinita. Dio non si allontana da noi perché siamo deboli e imperfetti. Anzi, quello è il momento in cui, se glielo permettiamo, ci è più vicino.
Mi vanterò delle mie debolezze, prosegue San Paolo. Perché mai nasconderle, se il Signore le vede limpidamente?
Dunque, perché nella debolezza risiede la forza?

sabato 19 febbraio 2022

Quando sono debole, è allora che sono forte! (1)

San Paolo apostolo ci delizia con un sorprendente paradosso: “quando sono debole, è allora che sono forte.” (2Cor. 12,10). Come sia possibile sentirsi forti – o meglio, essere consapevoli di essere forti – quando si è deboli, può apparire come un mistero. La debolezza ci distrugge, annienta il nostro orgoglio. Cerchiamo di evitare in tutti i modi di apparire deboli o di metterci in situazioni che potrebbero mettere in risalto la nostra debolezza. Così scegliamo le strade più semplici (anche se meno oneste), andiamo sul sicuro, ci avventuriamo solo su vie ben conosciute, ingigantiamo le nostre poche conoscenze per sembrare sapienti, ci nascondiamo. Eppure la debolezza prima o poi ci prende, e allora, se non siamo saldi nella fede, cadiamo nell’angoscia o nella paura. L’amor proprio, ferito, ci fa compiere gesti sciocchi, incapace di accettare il fallimento o la sofferenza. Questo è il modo peggiore per vivere le prove. Perché le facciamo diventare, con le nostre stesse mani, insopportabili. Nel dirci che nella debolezza c’è la forza, San Paolo ci invita innanzi tutto a riconoscere limpidamente la nostra stessa debolezza. Non ha senso tentare di nasconderla o fuggirla, perché in qualche modo emergerà comunque. Vivere mentendo, volendo apparire ciò che non si è, è già in sé un fardello difficilissimo da portare che accrescerà ancor di più la sofferenza interiore. Soprattutto, occorre rendersi conto che si possono anche ingannare gli uomini, ma non Dio. L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore. (1Samuele 16,7).

venerdì 11 febbraio 2022

"Per mezzo del rosario apritemi il vostro cuore ed io posso aiutarvi!"

Cari figli, mi rivolgo a voi come vostra Madre, la Madre dei giusti, la Madre di coloro che amano e soffrono, la Madre dei santi. Figli miei, anche voi potete essere santi: dipende da voi. Santi sono coloro che amano immensamente il Padre Celeste, coloro che lo amano al di sopra di tutto. Perciò, figli miei, cercate di essere sempre migliori. Se cercate di essere buoni, potete essere santi, anche se non pensate questo di voi. Se pensate di essere buoni, non siete umili e la superbia vi allontana dalla santità. In questo mondo inquieto, colmo di minacce, le vostre mani, apostoli del mio amore, dovrebbero essere tese in preghiera e misericordia. A me, figli miei, regalate il Rosario, le rose che tanto amo! Le mie rose sono le vostre preghiere dette col cuore, e non soltanto recitate con le labbra. Le mie rose sono le vostre opere di preghiera, di fede e di amore. Quando era piccolo, mio Figlio mi diceva che i miei figli sarebbero stati numerosi e che mi avrebbero portato molte rose. Io non capivo, ora so che siete voi quei figli, che mi portate rose quando amate mio Figlio al di sopra di tutto, quando pregate col cuore, quando aiutate i più poveri. Queste sono le mie rose! Questa è la fede, che fa sì che tutto nella vita si faccia per amore; che non si conosca la superbia; che si perdoni sempre con prontezza, senza mai giudicare e cercando sempre di comprendere il proprio fratello. Perciò, apostoli del mio amore, pregate per coloro che non sanno amare, per coloro che non vi amano, per coloro che vi hanno fatto del male, per coloro che non hanno conosciuto l’amore di mio Figlio. Figli miei, vi chiedo questo, perché ricordate: pregare significa amare e perdonare. Vi ringrazio! (Messaggio del 2 Dicembre 2017 a Mirjana).

venerdì 4 febbraio 2022

Preghiere alle persone che non sono più accanto a noi!

Dio di tutte le virtù, che sollevando alla dignità di Sacramento il matrimonio, avete insegnato a tutti i coniugi ad amarsi vicendevolmente con una carità simile a quella che lega Voi alla Vostra Sposa la Santa Chiesa, quindi a non cessare giammai di procurarsi reciproca-mente il vero bene; degnatevi di esaudire le preghiere che io Vi porgo per l'anima di quel (o di quella) consorte, che Voi medesimo mi avete dato a sollievo delle pene di questa misera vita, e che Voi stesso richiamaste al Vostro Seno, per insegnarmi a mettere in Voi solo la mia speranza e la mia contentezza. Ricevete in isconto dei suoi debiti, contratti forse per causa mia, quel poco bene che faccio in suo suffragio e che intendo di unire ai meriti di tutti i Santi, a quelli di Maria Santissima, ma più di tutto ai meriti infiniti di Gesù Cristo, per liberarla al più presto possibile dalle fiamme ardenti del Purgatorio e farla volare al possesso dei gaudi eterni del Cielo. Sì, accogliete tra le Vostre braccia quell'Anima benedetta; ed ascoltando la preghiera che es-sa vi fa in mio favore, fate che io viva così santamente da meritarmi di essere a lei riunito per tutta l'eternità nella Gloria. 3 Eterno riposo. (Preghiera per il proprio marito o per la propria moglie).

Al momento della morte si lascia la terra in piena coscienza: quella che abbiamo ora. Al momento della morte si é coscienti della separazione dell'anima dal corpo. E sbagliato insegnare alla gente che si rinasce più volte e che l'anima passa in diversi corpi. Si nasce una volta sola e dopo la morte il corpo si decompone e non rivivrà più. Ogni uomo poi riceverà un corpo trasfigurato. Anche chi ha fatto molto male durante la vita terrena può andare diritto in Cielo se alla fine della vita si pente sinceramente dei suoi peccati, si confessa e si comunica. (Messaggio del 24 Luglio 1982).