venerdì 1 gennaio 2021

Benedetta Bianchi Porro

Cari figli, il vostro amore puro e sincero attira il mio Cuore materno. La vostra fede e la confidenza nel Padre Celeste sono rose profumate che mi offrite: il bouquet di rose più bello, formato dalle vostre preghiere, da opere di misericordia e di carità. Apostoli del mio amore, voi che cercate di seguire mio Figlio sinceramente e con cuore puro, voi che sinceramente lo amate, siate voi ad aiutare: siate un esempio per coloro che non hanno ancora conosciuto l’amore di mio Figlio. Però, figli miei, non soltanto con le parole, ma anche con opere e sentimenti puri, mediante i quali glorificate il Padre Celeste. Apostoli del mio amore, è tempo di veglia ed a voi richiedo amore; di non giudicare nessuno, poiché il Padre Celeste giudicherà tutti. Chiedo che voi amiate, che diffondiate la verità, poiché la verità è antica: essa non è nuova, essa è eterna, essa è la verità! Essa dà testimonianza dell’eternità di Dio. Portate la luce di mio Figlio e squarciate la tenebra che sempre più vuole afferrarvi. Non abbiate paura: per la grazia e l’amore di mio Figlio, io sono con voi! Vi ringrazio! (Messaggio straordinario dato a Mirjana del 2 Marzo 2020).

Benedetta Bianchi Porro (Dovadola, 8 agosto 1936 – Sirmione, 23 gennaio 1964), ha 13 anni, quando si accorge che qualcosa non va. Non sente più come prima. Nessuno, però, capisce il perché stia diventando, lentamente ma inesorabilmente, sorda. La sua vita e i suoi studi proseguono fino all’iscrizione all’università. Sceglie Medicina, e infatti sarà lei stessa a farsi la più terribile delle diagnosi: neurofibromatosi diffusa, che le sta distruggendo poco a poco. In breve tempo perde l’uso delle gambe, si riduce completamente a letto, è cieca e riesce appena a parlare. Ma il suo spirito, e soprattutto la sua fede, non si spezzano. “Un giorno non sentirò più gli altri, ma continuerò a sentire la voce della mia anima”, aveva detto, ma sentirà accanto anche la voce di Dio, sempre più vicino al chiamarla a sé. Inizia il Calvario delle operazioni chirurgiche, che però non la potranno sottrarre dalla prognosi infausta del suo male. (La malattia).

Cari figli! In questi giorni, mentre festeggiate la Croce, desidero che anche per voi la vostra croce diventi gioia. In modo particolare, cari figli, pregate per poter accettare la malattia e le sofferenze con amore, come le ha accettate Gesù. Soltanto così potrò, con gioia, darvi grazie e guarigioni che Gesù mi permette. Grazie per aver risposto alla mia chiamata! (Messaggio dell'11 Settembre 1986).

“Vado ad attingere forza dalla Mamma celeste”. Così Benedetta scrive poco prima di andare a Lourdes. Ormai è quasi cieca, non riesce a rassegnarsi a questa sua nuova condizione di buio, ma il coraggio di andare avanti glielo dona la consapevolezza che presto vedrà una luce più forte. Accanto a lei, davanti alla grotta della Vergine, c’è una giovane in sedia a rotelle che non riesce a smettere di piangere, mentre prega per la propria condizione. Benedetta la abbraccia, la consola, le dice: “La Madonnina è lì che ti guarda”, e questa ragazza, poco dopo, si alza e cammina. “È il vero miracolo di Lourdes – spiega il porporato – si prega per gli altri e si gioisce per gli altri più che per se stessi”. Benedetta non è invidiosa, anzi, è felice di aver assistito a una guarigione miracolosa. Non si lamenta della propria fatica e del proprio dolore: sa che il motivo per cui deve viverlo risiede nel mistero di Dio, ed è onorata di essere legata a Cristo, pur nella croce. (Lourdes). 

Io sono la vostra madre. Apro continuamente le mani verso di voi. Io vi amo. Amo in particolare i miei figli che sono nella malattia, nella sofferenza e nel peccato. Io sono madre di tutti. (Messaggio dato al gruppo di preghiera del 7 Settembre 1983).

Qualche mese prima di tornare in cielo, Benedetta ha una visione che racconta a un’amica: una tomba vuota, inondata di luce, e al centro una rosa bianca. La visione si ripete altre due volte. Benedetta sa che la fine è vicina, ma non ha paura: ora ha la certezza che sarà per sempre accanto al Signore e che tutta quella sofferenza non sarà stata vana. Il mattino del 23 gennaio 1964, quella rosa bianca fiorisce nel giardino di casa mentre Benedetta, che ormai non parlava più, intona con la sua nuova voce celeste una vecchia canzone. Poi muore serena, rendendo grazie a tutti quelli che l’hanno sempre circondata e amata. (La Forza nella Fede).

Cari figli desidero parlarvi di nuovo dell’amore. Vi ho radunati intorno a me nel Nome di mio Figlio, secondo la sua volontà. Desidero che la vostra fede sia salda e provenga dall’amore, perché quei miei figli che capiscono l’amore di mio Figlio e lo seguono, vivono nell’amore e nella speranza. Hanno conosciuto l’amore di Dio. Perciò, figli miei, pregate, pregate per poter amare il più possibile e compiere opere d’amore. Perché la sola fede, senza amore e opere d’amore, non è quello che vi chiedo. Figli miei, quella è una parvenza di fede, è un lodare se stessi. Mio Figlio chiede fede e opere, amore e bontà. Io prego, ma chiedo anche a voi di pregare e vivere l’amore, perché desidero che mio Figlio, quando guarderà i cuori di tutti i miei figli, possa vedere in essi amore e bontà, non odio ed indifferenza. Figli miei, apostoli del mio amore, non perdete la speranza, non perdete la forza: voi lo potete fare! Io vi incoraggio e benedico, perché tutto ciò che è di questa terra — che purtroppo molti miei figli mettono al primo posto — scomparirà e resteranno solo l’amore e le opere d’amore, che vi apriranno le porte del Regno dei Cieli. Io vi attenderò presso quelle porte, presso quelle porte desidero attendere ed abbracciare tutti i miei figli. Vi ringrazio! (Messaggio straordinario dato a Mirjana del 2 Novembre 2015).






Cari figli! In questi giorni, mentre festeggiate la Croce, desidero che anche per voi la vostra croce diventi gioia. In modo particolare, cari figli, pregate per poter accettare la malattia e le sofferenze con amore, come le ha accettate Gesù. Soltanto così potrò, con gioia, darvi grazie e guarigioni che Gesù mi permette. Grazie per aver risposto alla mia chiamata! (Messaggio dell'11 Settembre 1986). 


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