giovedì 28 dicembre 2023

"Con Lui è tutto più semplice: anche il dolore, vissuto con Lui, è più lieve, perché c’è la fede!"

Cari figli, grandi cose ha fatto in me il Padre Celeste, come le fa in tutti quelli che lo amano teneramente e fedelmente e devotamente lo servono. Figli miei, il Padre Celeste vi ama e per il suo amore io sono qui con voi. Vi parlo: perché non volete vedere i segni? Con lui è tutto più semplice: anche il dolore, vissuto con lui, è più lieve, perché c’è la fede. La fede aiuta nel dolore, mentre il dolore senza fede porta alla disperazione. Il dolore vissuto ed offerto a Dio, eleva. Mio Figlio non ha forse redento il mondo per mezzo del suo doloroso sacrificio? Io, come sua Madre, nel dolore e nella sofferenza sono stata con lui, come sono con tutti voi. Figli miei, sono con voi nella vita: nel dolore e nella sofferenza, nella gioia e nell’amore. Perciò abbiate speranza: la speranza fa sì che si comprenda che qui sta la vita. Figli miei, io vi parlo; la mia voce parla alla vostra anima, il mio Cuore parla al vostro cuore. Apostoli del mio amore, oh quanto vi ama il mio Cuore materno! Quante cose desidero insegnarvi! Quanto il mio Cuore desidera che siate completi, ma potrete esserlo soltanto quando in voi saranno uniti l’anima, il corpo e l’amore. Come miei figli vi chiedo: pregate molto per la Chiesa e per i suoi ministri, i vostri pastori, affinché la Chiesa sia come mio Figlio la desidera: limpida come acqua di sorgente e piena d’amore. Vi ringrazio. (Messaggio del 2 marzo 2018 di Mirjana).

La sua storia sembra uscita da una novella di Poe: essere vivi ma essere considerati morti o sul punto di esserlo. Di sicuro i medici credevano che fosse arrivato il momento di staccare la spina. E’ l’incredibile storia di Angèle Lieby che adesso ha scritto un libro e afferma: “La vita è un dono”.
E’ stata una lacrima a salvarla e per questo ha intitolato il suo libro, scritto con l’aiuto del giornalista Hervé de Chalendar e che in Francia ha venduto più di 200 mila copie, “Una lacrima mi ha salvato” (S. Paolo). La storia comincia il 13 luglio 2009 quando Angèle Lieby, operaia di 57 anni, arriva all’ospedale di Starsburgo per una forte emicrania. Mentre discute con i medici non si sente bene, inizia a parlare con difficoltà, fatica a respirare, perde conoscenza. I sanitari decidono di intubarla e provocarle il coma farmacologico, dal quale – è il parere dei medici – Angèle non si risveglierà mai più.
In realtà, Angèle sente tutto ma, come racconterà poi, non vede niente. Attorno a lei c’è il buio e i familiari disperati, il marito Ray e la figlia Cathy, a sua volta madre di due bambine. Angèle capisce che dipende da una macchina e che i medici non danno speranze sulle sue possibilità di ripresa.
“Dopo tre giorni di coma in cui il suo corpo subisce continui peggioramenti, il 17 luglio un medico – che lei ironicamente soprannomina “dottor Sensibilità” – consiglia al marito di prenotarle un posto al camposanto e di iniziare a contattare le pompe funebri. È meglio intendersi per tempo sulle misure della bara. Angèla sente tutto. Cerca di urlare, ma la sua è una voce muta. Si accorge che il marito le tiene la mano, ma non ha forza per fare alcun cenno. Si accorge e prova dolore quando i dottori le pinzano un seno, ma non può farlo intendere a chi “sta fuori”. Dice nel libro: «Quello che provo non corrisponde a ciò che trasmetto»”.
Il marito si oppone al consiglio dei medici che vorrebbero staccare la spina mentre Angèle, muta per tutti, recita il Padre Nostro. E così accade il miracolo. Il 25 luglio che è il giorno del suo anniversario di matrimonio, la figlia Cathy entra nella stanza e le confessa di aspettare il terzo figlio. Il suo desiderio sarebbe che la nonna potesse vederlo. E’ allora che dagli occhi della donna “in coma” scende una lacrima che fa precipitare Cathy dai medici. Poi c’è il movimento di un mignolo e la constatazione che in lei c’è vita.
Finalmente arriva anche la diagnosi giusta: Angèle soffre della sindrome di Bickerstaff e dopo una lunga e faticosa rieducazione giunge alla guarigione.
Nel libro di Angèle c’è anche la denuncia di una certa parte della cultura occidentale che liquida frettolosamente le vite che non si ritengono meritevoli di cure. «Sono l’unica donna al mondo che ha potuto leggere il preventivo del suo funerale», ha detto una volta scherzando Angèle. Ma ha anche aggiunto che ciò che la ha salvata è stata certamente la sua volontà di vivere, ma anche l’amore dei suoi cari e la sua fede: «Ho pregato molto», ha spiegato.
Per quanto riguarda il suo caso, «spero sia pedagogico», ha detto Angèle, che ha aggiunto di aver voluto scrivere il libro «perché queste cose non succedano più. Non voglio tenermi tutto per me». Angèle vuole diventare la testimone delle “statue viventi” che sono negli ospedali e non possono farsi sentire. «Vivete a fondo la vita» è il suo messaggio: «La vita è un grandissimo dono». (L'incredibile storia della donna francese cui i medici volevano “staccare la spina”).

Cari figli, in questo tempo particolare del vostro tentativo di essere più vicino possibile a mio Figlio, alla Sua sofferenza, ma anche all’amore con cui l’ha portata, desidero dirvi che sono con voi. Vi aiuterò a vincere gli abbagli e le prove con la mia grazia. Vi insegnerò l’amore, l’amore che cancella tutti i peccati e vi rende perfetti. L’amore che vi dà la pace di mio Figlio ora e per sempre. La pace sia con voi e in voi, perché io sono la Regina della Pace. Vi ringrazio. (Messaggio del 2 marzo 2010 di Mirjana).

Cari figli! In questi giorni, mentre festeggiate la Croce, desidero che anche per voi la vostra croce diventi gioia. In modo particolare, cari figli, pregate per poter accettare la malattia e le sofferenze con amore, come le ha accettate Gesù. Soltanto così potrò, con gioia, darvi grazie e guarigioni che Gesù mi permette. Grazie per aver risposto alla mia chiamata! (Messaggio del 11 settembre 1986).


Il dolore vissuto ed offerto a Dio, eleva!


Io sono la vostra madre. Apro continuamente le mani verso di voi. Io vi amo. Amo in particolare i miei figli che sono nella malattia, nella sofferenza e nel peccato. Io sono madre di tutti. (Messaggio del 7 settembre 1983)

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